EDUCAZIONE:

Annamaria Iodice é nata a Napoli nel 1957. Per motivi legati al lavoro del padre, che lavorava nei cantieri navali, si trasferisce, assieme alla famiglia di origine, in varie cittá portuali d’Italia per poi approdare in Sicilia. Lí, le viene proibito di intraprendere studi artistici poiché considerati studi non convenzionali. Nel 1980 si laurea con lode in Scienze Biologiche presso l’Universitá degli studi di Messina.

Dedica i primi anni della sua carriera, immediatamente successivi la laurea, alla ricerca scientifica nel campo degli antibiotici, presso l’Universitá Federico II di Napoli grazie a una borsa di studio.

Nel 1982 si trasferisce assieme al marito prima nel Lazio e poi in Veneto, dove si dedica all’insegnamento di scienze matematiche, chimiche e fisiche nella scuola media. Contemporaneamente, segue studi regolari di arte applicata – in particolare oreficeria e decorazione-formatura ceramica.

L’incontro con il maestro Isidoro De Munari traghetta Annamaria nel mondo magico della smaltatura a fuoco, tecnica antichissima che l’artista risolve in una tavolozza cromatica molto personale. Sono anni in cui la sua vocazione artistica diventa sempre piú consapevole, finché nel 1987 decide di lasciare definitivamente l’insegnamento.

Lavora per un anno alla sezione di modellatura della ditta Balestra di Bassano del Grappa, dove entra nella produzione di catene e gioielli di alta fattura. Successivamente, segue uno stage presso il Centro di Ricerca e Sperimentazione Orafa di Padova, dove ha la possibilitá di creare gioielli unici il cui stile é basato sulla purezza delle forme e l’equilibrio delle proporzioni.

Sin dall’inizio di questo primissimo periodo l’artista sperimenta con materiali alternativi, come il legno, la stoffa e la ceramica, associandoli ai materiali preziosi come l’oro e l’argento. Da questa fase iniziale di sperimentazione prende vita un gioiello che mostra il forte legame che l’artista ha con gli elementi della natura che segneranno buona parte del suo percorso creativo. Testimone ne é un bracciale in oro ed ebano. É formato da tre strati: i due strati esterni sono in legno e piú voluminosi; quello centrale é in oro giallo e sottile.

Nel 1990 apre un piccolo atelier nel centro storico di Bassano del Grappa. Al suo interno, progetta e realizza con tecniche manuali gioielli e monili; inoltre, spesso fa interagire le arti in un unica opera o installazione. Alcuni pezzi sono frutto del suo ingegno e altri le vengono commissionati da clienti. Questi gioielli sono i primi risultati della sua esperienza, della sua formazione scientifica associata agli studi di oreficeria, ceramica e pittura e al suo bisogno naturale di sperimentazione; essi conducono l’artista alla realizzazione di uno stile eclettico e informale, dove predomina il tema naturalistico.

Per la realizzazione si avvale di tecniche manuali come l’incisione, lo sbalzo, o il cesello. La sua ricerca formale va di pari passo con quella cromatica; poiché le pietre non riescono a soddisfare i bisogni dell’artista, ella utilizza anche l’ossidazione e la smaltatura a fuoco.

La produzione artistica dal 2001 al 2008 non é abbondante poiché in quel periodo Annamaria si dedica prevalentemente all’educazione dei suo tre figli. Nel 2009 perfeziona la sua formazione orafa seguendo un master in Alta Formazione del Gioiello al Politecnico di Milano.

Nel frattempo pensa e realizza i pezzi unici della collezione Crux Crucis.
L’ideazione di questa collezione nasce dall’emozione vissuta durante il Cammino di Santiago di Compostela, intrapreso con la figlia – che al tempo aveva 10 anni – per poter vivere insieme un’esperienza di vita unica… Durante il lungo percorso di pellegrinaggio, le croci, di ogni fattezza e misura, hanno scandito le tappe del cammino. La croce diventa per l’artista simbolo di sacrificio, di resurrezione, di vita quotidiana.

La collezione é composta da monili realizzati con carta, legno, metallo, resine, acrilico, olio. I materiali sono assemblati, lacerati, manipolati; attraverso essi l’artista tenta di esprimere sensazioni ed emozioni. Un esempio ne é la piccola croce pendente, realizzata con dei pezzi di legno wengé, sopra la quale un Cristo é rappresentato con del filo d’argento e – ai piedi – la figura della Madonna é resa con smalto azzurro. Successiva é la realizzazione di una croce in argento su una base sempre in legno wengé che si ispira alla pianta architettonica della villa Almerico Capra, detta La Rotonda. L’edificio é caratterizzato da una pianta a croce greca in cui tutte le parti sono organizzate intorno ad un centro e gli elementi che la costituiscono sono figure geometriche regolari. La pianta rimanda alla centralitá e all’universalitá dell’uomo. Quest’opera anticipa la collezione Frammenti palladiani, interamente dedicata alla pianta architettonica della Rotonda, in permanenza al bookshop del teatro Olimpico di Vicenza. Questo tema é orientato allo studio delle piante architettoniche di antichi edifici; dalla spazialitá architettonica si passa alla geometria pura, realizzando per sottrazione e scomposizione della pianta architettonica moduli e suoi multipli.
Il progetto del Gioiello nella pianta architettonica porta Annamaria a sviluppare Medi-terrae, nato da un viaggio ad Otranto – ponte tra Europa e Oriente – e dallo studio dell’omonimo castello a vedetta della cittá, fatto costruire da Alfonso d’Aragona tra il 1485 e il 1498. La fortezza é a pianta pentagonale irregolare, caratterizzata da tre torrioni cilindrici e il bastione a lancia; evoca la figura di un uomo, simbolo di un’umanitá in transito. Anche in questo caso la pianta diventa un elemento di ispirazione per le sue creazioni. Il perimetro del castello rielaborato in argento diventa il modulo di partenza per la successiva realizzazione di una serie di multipli geometrici che danno vita ad una preziosa parure composta da collana, bracciale e orecchini.

Inizialmente, il progetto Gioielli nella pianta architettonica era composto da preziosi creati in argento, ma attualmente vengono realizzati anche con materiali alternativi, ad esempio il legno e la carta riciclata, coerenti ad una visione ecologica e rispettosa dell’incontro uomo-natura.

Attualmente, lavora sul recupero delle piante urbane in chiave contemporanea, operando in tutti i campi artistici – pittura, scultura, gioielleria. Le piante urbane prese in considerazione sono quelle di cittá che hanno una valenza figurativa o che trovano un legame affettivo con l’artista. Ne é valido esempio il monile Cittá Madre parte del progetto Metropolis: un pendente in carta che rappresenta la pianta urbana di Napoli, la sua cittá d’origine. La pianta viene scomposta per quartieri, ognuno evidenziato con un colore diverso, assegnato sulla base dei sentimenti dell’artista: Vomero – verde, quartieri spagnoli – giallo, Spaccanapoli – rosso, Castelnuovo – nero, lungomare – azzurro. In questo modo il pendente acquisisce le sembianze di una maschera.
Vive e lavora tra l’isola di Procida situata nel golfo di Napoli e Mussolente, piccolo paesino ai piedi del Grappa.

Estratto dalla tesi di laurea specialistica di Anna Milan in “Storia dell’Arte e Conservazione dei Beni Culturali 2014”. Universitá Cá Foscari – Venezia.